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Tortolì PDF Stampa E-mail

Pastorizia. Si ha un piccolo numero di vacche, e però bisogna comprare da altri paesi i tori, dei quali si abbisogni per coltivare i terreni, e per il carreggiamento. I pastori principali non sono più di 50. formano delle capanne temporarie e spesso le mutano quando manca il pascolo nella regione.Il numero delle vacche si computa di circa 350, quello de’ buoi di 300; quindi si può determinare il numero delle pecore a capi 3500, quello delle  capre a 2500, quello d’ porci a 400.  Non si hanno armenti di cavalle, ed i giumenti di questa specie che sono necessari per sella o per basto si comprano da altre parti; questi in uno e altro sesso non saranno più di 40 capi.Nella ristretezza della circoscrizione i pastori possono ricondurre di notte nel paese alle proprie stalle il bestiame, assicurandolo così dai ladri e dalle inclemenze atmosferiche, all’alba si riconducono ai pascoli aperti, o nei chiusi, dove sia del nutrimento.I ladri di campagna, che discendono dalle montagne, sono di tanta audacia, che anche in pieno giorno, se lo posson fare, si tolgono cavalli, gioghi e branchi intieri.I formaggi sono stimati per la bontà, ma la copia ne è scarsa, perché consumasi gran parte del latte vendendolo nel paese o liquido o quagliato. Dopo la provvista per le famiglie di formaggio fino, si fa il così detto formaggio bianco, che si sala e si vende ai napoletani. In altro tempo, quando questo ramo di commercio era più proficuo, si aveano delle grandi vasche di salamoja, dove i negozianti raccoglievano il formaggio bianco di Tortolì e degli altri paesi, e lo tenevano preparato per caricarne i legni che venivano da Napoli in altri tempi.La maggior cura che i tortoliesi hanno del loro bestiame fa che questo patisca meno che altrove; onde non si deplorano quelle gravissime perdite, che i proprietari pastori soffrono in altre parti per influenze morbose. Non si creda però che la veterinaria vi sia conosciuta. In questo rispetto le condizioni non sono migliori che in altre parti dell’isola, dove la pastorizia è una principal professione.Le lane si consumano in gran parte nel paese, il resto si vende all’estero. Non hanno concie, e le pelli si vendono a Cagliari o Genova.L’apicoltura è negletta, sebbene in tanto lusso di vegetazione potesse produrre molto.



 
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